Con lo sviluppo dell’AI e della robotica i pazienti potrebbero nei prossimi anni essere assistiti da macchine sempre più intelligenti e interattive, non soggette all’affaticamento e allo stress ed in grado di essere operative ventiquattrore su ventiquattro. I robot della
cura grazie all’AI potrebbero monitorare la condizione di salute dei pazienti in maniera più precisa di quanto potrebbe fare il migliore operatore sanitario umano e mettere in atto le azioni più utili partendo dalle migliaia di casi immagazzinati nei “cervelli” elettronici che terranno memoria di migliaia, milioni di situazioni simili.
L’evoluzione dell’AI e della robotica può avere però anche ricadute positive per la professione infermieristica. Il lavoro di cura infatti può causare depressione, apatia motivazionale, compromettere la capacità di giudizio e portare persino ad un collasso emotivo completo e gli eventi legati alla pandemia di Covid 19, che stiamo ancora vivendo lo dimostrano. Per questo, i robot potrebbero diventare una risorsa importante non soltanto per i malati, ma anche per chi svolge ogni giorno il lavoro di cura e di assistenza. È importante, però, riflettere su come cambierà il lavoro di cura del personale infermieristico con l’introduzione sempre di imponente dell’AI e dei collaboratori robotici e domandarsi quale impatto l’AI e i carebot potranno avere sull’assistenza ai malati.
Il convegno “La cura infermieristica al tempo dell’intelligenza artificiale” promosso dall’OPI di Torino in collaborazione con Turin Bioethics Lab, mette tutte queste questioni sotto un riflettore, per fare luce su cosa accadrà in un futuro che già oggi stiamo vivendo,
grazie a esperti di varie discipline e attraverso la presentazione di esperienze già presenti sul campo.
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